“Quando è scomparso era in preda all’ansia, mi diceva: ‘Stai attenta quando sei in giro’. Temo sia finito in una psicosetta: i giudici non archivino il caso”. L’appello della madre di Alessandro Venturelli

“Cari giudici, gli scomparsi non si archiviano”: stavolta a lanciare il disperato appello è Roberta Carassai, madre di Alessandro Venturelli, scomparso a Sassuolo il 5 dicembre 2020. “Da quel giorno sopravvivo in sospeso combattendo una battaglia dolorosissima. Ho viaggiato prendendo treni e aerei per raggiungere i luoghi dove qualcuno mi dava anche solo una piccola speranza di trovare mio figlio”, racconta oggi a FqMagazine.
Le indagini Tra meno di un mese, l’otto luglio ci sarà l’udienza per la terza richiesta di archiviazione del caso da parte della Procura di Modena. Una richiesta che arriva dopo che Roberta aveva chiesto alla stessa Procura di emanare insieme ai suoi avvocati Claudio Falleti e Giovanna Ferrari, un ordine di indagine europea. Si tratta di una semplice autorizzazione (ancora non concessa) a procedere con le ricerche nei Paesi dell’Estero da cui sono arrivate segnalazioni di avvistamento del ragazzo. Per Roberta, tutto è iniziato col piede storto sin da subito nelle indagini: “La procura inizialmente ha aperto un fascicolo per allontanamento volontario, ‘sarà una ragazzata’, mi dicevano ma io sapevo che non era così. Bisognava intervenire subito. Non hanno aiutato un ragazzo che di aiuto aveva tanto bisogno, lui era in crisi profonda”, ci dice. Roberta intanto, nelle ore immediatamente successive alla scomparsa che ben sappiamo essere le più importanti, ha presentato agli inquirenti le relazioni mediche che certificano lo stato di fragilità in cui si trovava il ragazzo. Soltanto due giorni prima lo aveva accompagnato in terapia dallo psicologo e lui aveva chiesto a sua madre di partecipare alla seduta. “In questi quattro anni non è stato fatto nulla perché è un ragazzo maggiorenne, mi han detto. Andavano prese le immagini delle telecamere di videosorveglianza, andava cercato subito”. Tra i Paesi in cui la donna è andata di persona a cercare suo figlio c’è l’Olanda perché quattro giorni prima di sparire, Alessandro aveva fatto delle ricerche in merito sul telefono ed era da sempre attratto dal paese dei tulipani. “Sul cellulare di mio figlio (che ha lasciato a casa prima di far perdere le sue tracce, ndr) – aggiunge – c’era anche una pagina aperta di Google con la traduzione di quello che sembra uno scambio di messaggi in inglese. Dal contenuto sembrava lui comunicasse con qualcuno che conosceva bene le abitudini di Alessandro, sapeva anche che lui spesso in settimana pranzava da sua zia”. Su questo telefono Roberta insieme a un consulente informatico, Salvatore Filograno, ha trovato solo le traduzioni ma non la persona a cui erano indirizzate. “Purtroppo potremmo aver sovrascritto informazioni su conversazioni passate, se gli inquirenti subito avessero preso il telefono avremmo potuto trovare questa persona”. Nelle due settimane successive alla scomparsa, gli investigatori hanno messo in campo tutte le forze disponibili per cercare il suo corpo nei dintorni di Sassuolo che hanno portato a un risultato sebbene inatteso: hanno rinvenuto il corpo senza vita di una donna scomparsa dieci anni fa.
Alessandro Perché il ragazzo era in forte difficoltà? Sua madre ci dice che “dormiva con me da dieci giorni, era in preda a uno stato d’ansia costante. ‘Stai attenta quando sei in giro’, mi diceva, voleva proteggermi. A 15 anni e mezzo ha avuto un brutto incidente in moto, e andò in coma. Da allora era sempre un po’ agitato ma le cose sono peggiorate da quando ha assistito alla morte di mio fratello a cui era molto legato. Dopo poco mi sono ammalata anche io di tumore, e quando ho terminato l’ultima chemio lui ha avuto un crollo psichico. Mi ero messa in aspettativa dal lavoro per seguirlo, c’era un legame particolare tra noi. Tante volte mi sono detta che ha collegato la mia malattia alla morte di mio fratello, nella sua mente fragile ha rifiutato la mia eventuale scomparsa. Avevamo un rapporto estremamente bello e lui aveva il terrore di perdermi. Dipendeva da me per tutto”. Dei suoi amici, gli stessi da una vita, nessuno si aspettava che Alessandro sparisse senza lasciare traccia. Per sua madre ha cercato un luogo dove potersi rifugiare, per poter scappare da una situazione che non voleva affrontare. Roberta è stata in Olanda e anche in Romania, dopo alcune segnalazioni abbastanza credibili da Bucarest “ma senza l’autorizzazione alle indagini da parte dell’Italia, non possono procedere alle ricerche. Ero io a dare alla mobile di Modena indicazioni e numeri persone che dicevano di averlo visto ma mio figlio non è una loro priorità, mi hanno detto”, ci spiega. La Carassai dentro sé ha più che una speranza, una certezza: “Mio figlio è vivo, sono certa non abbia fatto un gesto estremo anche perché l’unica cosa approfondita che è stata fatta dalle autorità è stata la ricerca del corpo. Temo viva da clochard o che sia stato coinvolto in una psicosetta. Non può tornare, perché non ne è in grado, avrà perso completamente la lucidità”.
Gli sciacalli Insieme alle segnalazioni più plausibili, non sono mancate azioni di scherno o sciacallaggio in questa storia come sempre accade alle famiglie delle persone scomparse, la cui condizione di vulnerabilità è terreno fertile per tutto questo. Come la telefonata anonima in cui a Roberta è stato detto: “Tuo figlio sta qui ma non ti vuole parlare”. “La Polizia mi ha chiesto di andare presso la compagnia telefonica con cui ho il contratto telefonico per cercare di scoprire qualcosa da sola. Io sono andata dai carabinieri che hanno scoperto che si trattava del terribile scherzo di un gruppo di ragazzi di Fano. Sono stata anche truffata da chi mi ha estorto soldi dicendomi che mio figlio era in mano ai cartelli messicani. Dopo un primo tentativo, ho capito e denunciato. Ogni tanto mi arriva la telefonata da parte di chi mi dice che Ale riposa in pace come ha voluto qualcuno. Tutto questo non avverrebbe se non fosse dato loro spazio, parlo di quel buco legislativo in cui finiscono le vite degli scomparsi”, conclude la madre del ragazzo scomparso cinque anni fa.
Il Fatto Quotidiano